Emiliano, Amati e Piemontese: “Impugniamo bilancio dello Stato per indennizzi a emotrasfusi. Viola Costituzione mettere a spese 20 milioni all’anno a carico della Regione per una competenza dello Stato”
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Nota del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e degli assessori al Bilancio e alla Salute Fabiano Amati e Raffaele Piemontese.
“Abbiamo deciso d’impugnare dinanzi alla Corte costituzionale il bilancio dello Stato per il 2025, nella parte in cui addebita alla Regione Puglia il pagamento di indennizzi in favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati (c.d. indennizzi emotrasfusi), per una competenza chiaramente statale, con un onere annuale regionale di circa 22 milioni di euro. La problematica, seppur risalente nel tempo, ha subito negli ultimi anni un notevole aggravio anche in considerazione della pretesa, avanzata dai Ministeri dell’Economia e della Salute, di escludere tali risorse dal Fondo e dalla perimetrazione sanitaria. Un’ingiustizia che pesa in termini vitali sul bilancio della Regione, già impegnato per contributi alla Stato per circa 66 milioni quest’anno, per circa 97 milioni per il 2026, 2027 e 2028, e 107 milioni per il 2029”. Lo dichiarano il presidente Emiliano, il vicepresidente Piemontese e l’assessore Amati.
DI SEGUITO LA RELAZIONE PRESENTATA DALL’ASSESSORATO AL BILANCIO
Con riferimento alla deliberazione della Corte dei Conti - Sezione regionale di Controllo per la Puglia n. 123/2024/PARI, con cui è stato parificato il rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2023 ed è stata altresì approvata la Relazione contenente Osservazioni sulla legittimità e regolarità della gestione ai sensi dell'articolo 1, comma 5, del decreto legge n. 174/2012, nonché in considerazione da ultimo della legge 30 dicembre 2024 n. 207, con cui è stato approvato il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e il bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027, si rappresenta quanto segue.
Nell'ambito dell'istruttoria finalizzata al giudizio di parificazione del rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2023 è stata esaminata dalla Sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti, tra le altre, anche l'annosa questione afferente il pagamento degli indennizzi riconosciuti dalla legge n. 210/1992 in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di
vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati (c.d. indennizzi emotrasfusi).
In particolare, la Corte ha indagato, alla luce dei rilievi formalizzati dal Tavolo MEF - Ministero della Salute (Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di Assistenza), il mancato stanziamento nel bilancio regionale di risorse autonome volte al pagamento dei suddetti indennizzi. Trattasi di una tematica da tempo attenzionata dalle Regioni in considerazione dell'importanza dei diritti fondamentali coinvolti nonché della gravità della fattispecie che ha condotto all'approvazione della normativa ad oggi vigente. Invero, l'origine dei suddetti indennizzi previsti dalla legge n. 210/1992 si rinviene essenzialmente, oltre che nei danni conseguenti a vaccinazioni, nelle menomazioni subite dai cittadini, negli anni '70-'90, a causa dell'avvenuta somministrazione, durante le trasfusioni, di sacche di sangue e/o di plasma, nonché di emoderivati, infetti ed erroneamente non testati per la presenza dei virus delle epatiti virali e dell'HIV. Anche in considerazione dei numerosissimi processi intrapresi avverso il Ministero della Salute in sede civile e penale, la citata legge n. 210/1992, ad oggi vigente, ha visto il riconoscimento di "indennizzi" di natura equitativa a carico del Ministero della Salute in favore dei soggetti danneggiati: a tali fattispecie originariamente
previste dalla legge n. 210/1992, come verrà meglio precisato nel proseguo, nel tempo ne sono state aggiunte altre, anche a seguito di interventi della Corte Costituzionale, con particolare riferimento alle vaccinazioni obbligatorie e/o raccomandate dal Ministero della Salute.
Pur nel rispetto della richiamata normativa, di competenza esclusiva statale e ispirata a esigenze solidaristiche, si rileva che gli oneri per i medesimi indennizzi - configurati dalla legge n. 210/1992 a carico dello Stato (articolo 1, comma 1 e articolo 8, comma 1) - sono da tempo, e senza alcuna previa concertazione, addossati alle Regioni a Statuto ordinario: in particolare, per la Regione Puglia, il relativo onere annuale è pari a circa 22 milioni di euro. La problematica, seppur risalente nel tempo, ha subito negli ultimi anni un notevole aggravio anche in considerazione della pretesa, avanzata dai Tavoli congiunti con il Ministero della Salute e il MEF per la verifica del rientro dal disavanzo sanitario, di escludere tali risorse dal Fondo e dalla perimetrazione sanitaria.
Al riguardo, occorre altresì osservare che la legge 30 dicembre 2024 n. 207 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027) non prevede, nello stato di previsione delle spese per il triennio 2025-2027, i dovuti trasferimenti dallo Stato alle Regioni per il pagamento dei medesimi indennizzi da parte delle ASL.
1. I RIFERIMENTI NORMATIVI
Di seguito, si ripercorrono brevemente le tappe normative della problematica:
- la legge 25 febbraio 1992, n. 210, avente ad oggetto "Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati" prevede all’articolo 1 che: “Chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge”. Il medesimo indennizzo spetta altresì ai soggetti che siano stati contagiati da infezioni da HIV a seguito di somministrazione di sangue e suoi derivati, nonché agli operatori sanitari che abbiano riportato i medesimi danni in occasione e durante il servizio (comma 2) e a coloro che presentino danni irreversibili da epatiti post-trasfusionali (comma 3).
La medesima legge, negli articoli successivi, delinea il procedimento per l'ottenimento dell'indennizzo precisando, nell'articolo 8, che "Gli indennizzi previsti dalla presente legge sono corrisposti dal Ministero della Sanità".
L'esame e la posizione assunta al riguardo dalla Sezione regionale della Corte dei Conti sono riassunte nella Relazione, annessa alla decisione di parifica (in particolare, le risultanze dell'istruttoria sono rappresentate a pagina 224 e seguenti).
Sul punto, si veda il verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di Assistenza del 21 marzo 2024 richiamato nella citata Relazione della Corte dei Conti e, da ultimo, il verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico tenutasi in data 1 agosto 2024 relativo all'esame del conto consuntivo 2023 (in particolare, p. 18-19).
2L'elenco delle fattispecie che danno diritto a un indennizzo da parte dello Stato, come detto, è stato varie volte ampliato dal legislatore statale e dalla Corte Costituzionale, con particolare riferimento
alle vaccinazioni obbligatorie e a quelle "raccomandate" dallo Stato.
E' di tutta evidenza che i suddetti indennizzi afferiscono a una materia di esclusiva spettanza statale (trattasi di indennizzi in materia sanitaria e/o di previdenza sociale e difatti previsti da una normativa statale), in relazione alla quale spetta alle Regioni il solo esercizio di funzioni amministrative, ovvero l'erogazione delle prestazioni sulla base delle risorse da assegnarsi da parte dello Stato.
Tale assunto è stato peraltro confermato anche di recente dallo stesso legislatore, intervenuto sulla normativa de quo: invero, l'articolo 20 del decreto legge 27 gennaio 2022, n. 4 (Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali,
connesse all'emergenza da COVID-19, nonchè per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, convertito con modificazioni dalla legge 28 marzo 2022, n. 25) ha previsto l'introduzione di un nuovo comma 1 bis nell'articolo 1 della legge n. 210/1992, che estende il suddetto indennizzo anche a coloro che abbiano riportato lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione anti SARS-CoV-2 raccomandata dall'autorità sanitaria italiana. Orbene, con riferimento a tale ultima fattispecie (indennizzi conseguenti a menomazioni per vaccinazioni anti Sars-Co-V2), il Ministero della Salute provvede, sulla base della legge n. 210/1992, al monitoraggio annuale delle richieste di accesso agli indennizzi e al trasferimento del finanziamento spettante alle Regioni prevedendo che al relativo onere, valutato in 100 milioni a decorrere dall'anno 2023, si provveda tramite apposito fondo
istituito nello stato di previsione delle spese del Ministero della Salute. Sul punto, si veda il decreto del Ministero della Salute del 26 settembre 2022, ai sensi del quale il monitoraggio, il riparto e il conseguente trasferimento delle somme dovute alle Regioni è stato legittimato, appunto, sulla base della disciplina prevista dalla legge n. 210/1992 (allegato n. 1).
Il procedimento applicato dallo Stato per gli indennizzi conseguenti a menomazioni per vaccinazioni anti Sars-Co-V2 di cui al comma 1 bis - che prevede, occorre ribadirlo, l'anticipazione da parte delle Regioni e la restituzione annuale da parte dello Stato, previo monitoraggio periodico - è il procedimento previsto dalla legge n. 210/1992 per tutte le fattispecie indennizzabili ivi previste: ove così non fosse, non si comprenderebbe peraltro quale sia l'elemento che giustifichi un differente
riparto tra gli oneri relativi a danni da vaccinazioni obbligatorie e raccomandate e oneri relativi ai soli indennizzi conseguenti a vaccinazioni anti Sars-Co-V2.
- Proseguendo nell'analisi delle norme che si sono succedute sull'argomento, il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, all’art. 114, ha disposto il conferimento alle Regioni di tutte le funzioni e i
compiti amministrativi in tema di salute umana e sanità veterinaria con eccezione di quelli espressamente mantenuti allo Stato, garantendo contestualmente l'attribuzione delle risorse necessarie a garantire la congrua copertura degli oneri (articolo 7) e mantenendo in capo allo Stato le funzioni in materia di ricorsi per la corresponsione dei predetti indennizzi (articolo 123). Con successivi decreti attuativi si è pertanto provveduto al trasferimento delle predette funzioni e delle correlate risorse: in particolare, con il DPCM 26 maggio 2000 sono state individuate le funzioni da trasferire alle Regioni in tema di salute umana e veterinaria, tra cui appunto la funzione in materia di indennizzi a favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusione e somministrazione di emoderivati di cui alla legge n. 210/1992 (Tabella A,
3 Da ultimo, con la pronuncia n. 181 del 26 settembre 2023, la Corte ha riconosciuto l'illegittimità costituzionale della medesima norma "nella parte in cui non prevede il diritto a un indennizzo, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla medesima legge, a favore di chiunque abbia riportato lesioni o infermità, da cui sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione contro il contagio da papillomavirus umano (HPV)"
3lett. a, DPCM 26 maggio 2000). Con riferimento alle correlate risorse finanziarie, l'articolo 6 del suddetto decreto ha previsto che tali risorse fossero iscritte in apposito fondo da istituire nello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per essere successivamente ripartite tra le Regioni. La stessa norma prevede altresì, nel successivo comma 3,
che "Il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica provvede annualmente al riparto e alla conseguente assegnazione, sulla scorta dei criteri di cui al comma 1, fino all'entrata in vigore delle disposizioni in materia di federalismo fiscale di cui all'art. 10 della legge 13 maggio 1999, n. 133”.
Stante la mancata attuazione della previsione contenuta nella richiamata legge 133/1999
(Disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e federalismo fiscale), il Consiglio dei Ministri ha aggiornato annualmente le risorse finanziarie da corrispondere alle Regioni: con i successivi DPCM 13 novembre 2000, 22 dicembre 2000, 8 gennaio 2002 e 24 luglio 2003 si è proceduto alla rideterminazione delle risorse finanziarie, disponendo anche in merito alle modalità di rendicontazione degli enti (art. 5 DPCM 24 luglio 2003). - In relazione al trasferimento delle funzioni amministrative, si precisa altresì che, sulla base di quanto previsto dall’articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, a decorrere dall'anno 2011 le risorse statali spettanti alle regioni a Statuto ordinario sono state ridotte dell'importo di euro 4 miliardi (4 miliardi 500 milioni a decorrere dall'anno 2012).
Tale disposizione, ai sensi di quanto previsto nel quinto periodo del medesimo comma 26, avrebbe dovuto avere carattere transitorio ovvero sino all'attuazione
dell'articolo 8 della legge 42/2009 (Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione), in materia di principi e criteri direttivi sulle modalità di esercizio delle competenze legislative e sui mezzi di finanziamento, per l'autonomo reperimenti dei fondi da parte delle Regioni. Al riguardo si osserva che la Corte Costituzionale ha da tempo statuito il principio
per cui eventuali tagli e risparmi di spesa imposti dallo Stato agli enti territoriali sono condizionati al rispetto dei principi di temporaneità e transitorietà delle misure di contenimento della spesa pubblica, richiedendo che lo Stato definisca di volta in volta, secondo le ordinarie scansioni temporali dei cicli di bilancio, il quadro organico delle relazioni finanziarie con le Regioni e gli enti locali, per non sottrarre al confronto parlamentare la valutazione degli effetti complessivi e sistemici delle singole manovre di finanza pubblica (sentenza Corte Costituzionale n. 103/2018).
Al riguardo si precisa altresì che, ai sensi dell'articolo 39, comma 2, del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario), "Compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica concordati in sede europea, nonché, in applicazione del codice di condotta per l'aggiornamento del Patto di stabilità e crescita, con il leale e responsabile concorso dei diversi livelli di governo per il loro conseguimento anno per anno, in conformità con quanto stabilito dall'articolo 14, comma 2, del citato decreto-legge n. 78 del 2010, a decorrere dall'anno 2012 nei confronti delle regioni a statuto ordinario non si tiene conto di quanto previsto dal primo, secondo, terzo e quarto periodo del predetto articolo 14, comma 2".
4 Si precisa altresì che il medesimo decreto, nella successiva tabella B, quantifica in 167.714.032 l'onere complessivo per tale funzione per gli esercizi 2000 e successivi.
5 Sulla ripartizione dei suddetti tagli, Accordo Conferenza Stato-Regioni rep. n. 207/CSR del 18 novembre 2010 6 Tale disposizione statuisce invero che "In sede di attuazione dell'articolo 8 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale, non si tiene conto di quanto previsto dal primo, secondo, terzo e quarto periodo del presente comma".
7 Inoltre, ai sensi del successivo comma 4, sarebbe dovuto essere istituito, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del decreto, presso la conferenza Stato-Regioni, un tavolo di confronto tra il Governo e le regioni a statuto ordinario, al fine di individuare le linee guida, gli indirizzi e gli strumenti per assicurare l'attuazione di quanto previsto dal comma 3, ovvero qualora i vincoli di finanza pubblica non ne
consentano in tutto o in parte l'attuazione, proporre modifiche o adeguamenti al fine di assicurare "la congruità delle risorse, nonché l'adeguatezza del complesso delle risorse finanziarie rispetto alle funzioni svolte, anche con riferimento al funzionamento dei fondi di
4- Successivamente, l'articolo 1, comma 186, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (Disposizioni per la formazione del Bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2015)), ha previsto un contributo pari a 100 milioni di euro per l'anno 2015, 200 milioni di euro per l'anno 2016, 289 milioni di euro per l'anno 2017 e 146 milioni di euro per l'anno 2018, da ripartirsi tra le regioni in proporzione al fabbisogno derivante dal numero degli indennizzi corrisposti dalle regioni e dalle province autonome a decorrere dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014 e per gli oneri derivanti dal pagamento degli arretrati della rivalutazione dell’indennità integrativa di cui al citato indennizzo fino al 31 dicembre 2011. Con successivo Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 27 maggio 2015, adottato di concerto con il Ministero della Salute, è stato approvato il riparto del precitato contributo. Anche con il precitato decreto, il fondo per gli indennizzi di cui alla legge 210/1992 è rimasto in capo al Ministero dell’Economia e delle finanze mentre alle Regioni sono stati assegnati finanziamenti vincolati. - Ad oggi, l'articolo 1, comma 586, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 prevede testualmente che “Gli indennizzi dovuti alle persone danneggiate da trasfusioni, somministrazioni di emoderivati o vaccinazioni, in base alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, riconosciuti dopo il 1° maggio 2001, demandati alle Regioni, in attesa del trasferimento dallo Stato delle somme dovute, vengono anticipati da ogni Regione agli aventi diritto”
.
Al riguardo nel relativo dossier di documentazione presso la Camera dei Deputati (AC N. 3444-A/XVII) si legge espressamente che "Si ricorda che la legge 210/1992 prevede un riconoscimento economico a favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e somministrazioni di emoderivati, attribuendo il relativo onere economico al Ministero della Salute, come sancito dall'art. 8 della stessa legge. Successivamente, nell'ambito della riforma della pubblica amministrazione e della semplificazione amministrativa - Legge 59/1997 e D.Lgs. 112/1998 -, lo Stato ha delegato talune funzioni e compiti alle regioni e agli enti locali, tra cui anche la gestione amministrativa degli indennizzi previsti dalla legge 210/1992. Pertanto, il Ministero della Salute corrisponde alle regioni, con un autonomo finanziamento e attraverso il versamento sulle contabilità speciali intestate alle regioni presso le Tesorerie Provinciali dello Stato competenti per territorio, gli importi necessari da corrispondere agli indennizzati, ricorrendo, prima, ad un sistema di rendicontazione annuale delle posizioni e, poi, dall'anno 2006, ad una somma fissa ritenuta congrua. Tuttavia, a partire dal 2012, non si è più provveduto regolarmente allo stanziamento dell’apposito finanziamento statale con la conseguenza che da un lato le regioni non hanno ricevuto le necessarie risorse per il pagamento degli indennizzi di cui alla legge 210/1992, e dall’altro, pur in assenza del finanziamento statale, le regioni, in alcuni casi, hanno continuato a erogare il versamento degli indennizzi alle persone interessate (sul punto note formali da parte della Conferenza Permanente delle Regioni e delle Province autonome prot. n. 990/C7SAN del 2 marzo 2012 - prot. n. 3570/C7SAN del 26 luglio 2012 - nota prot. n. 3616/C/SAN del 31 luglio 2013 - prot n. 2646/C7SAN del 5 giugno 2014)" (allegato n. 3).
Il richiamato comma 586 dell'articolo 1 della legge n. 208/2015, pertanto, nel prevedere il dovere delle Regioni di "anticipare" le predette risorse, esplicita altresì il contestuale obbligo da parte dello Stato di restituzione alle Regioni degli importi erogati, come peraltro avvenuto con decreto del Ministero della Salute del 26 settembre 2022 in relazione ai soli indennizzi conseguenti a menomazioni per vaccinazioni anti Sars-Co-V2.
2. L'ANTICIPAZIONE DELLE RISORSE DA PARTE DELLE REGIONI
perequazione, e la relativa compatibilità con i citati vincoli di finanza pubblica". V. anche documento Conferenza delle Regioni del 18 dicembre 2024, prot. n. 24/157/CU05/C2 "Prime osservazioni al disegno di legge recante: “Bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027” (C 2112)" (allegato n. 2).
5Sulla base del suddetto quadro normativo, le risorse necessarie per il pagamento degli indennizzi sono state negli anni "anticipate" dalle Regioni, per il tramite delle ASL, al fine di garantire ai soggetti danneggiati il diritto riconosciuto dalla legge 210/1992.
Sino all'anno 2018, le Regioni hanno ricevuto trasferimenti specifici da parte dello Stato destinati al pagamento dei medesimi indennizzi.
Dall'anno 2018 in poi, lo Stato ha provveduto alla sola erogazione di importi parziali, rimanendo le Regioni in attesa della restituzione delle risorse anticipate, nonché del ripristino a regime dei finanziamenti soppressi.
La problematica è stata più volte sollevata in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, in particolare nell'ambito della competente Commissione Salute e nell'ambito della Commissione Affari Finanziari, sollecitando ripetutamente lo Stato al pagamento degli arretrati e al ripristino del finanziamento a regime per l’esercizio di tale funzione. A fronte delle pressioni esercitate in tale sede, è stato ottenuto solo un finanziamento parziale della medesima funzione: in particolare, l'articolo 1, comma 821 della legge 178/2020 ha previsto che "Al fine di concorrere agli
oneri sostenuti dalle regioni per l'esercizio della funzione di concessione degli indennizzi in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 210, trasferita alle stesse regioni in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo con una dotazione di 50 milioni di euro per l'anno 2021", da ripartirsi tra le regioni in proporzione al fabbisogno derivante dagli indennizzi corrisposti. Tale fondo è stato da ultimo incrementato di 50 milioni anche per l'anno 2023 (articolo 9, comma 11, decreto legge 18 ottobre 2023, n. 145, convertito con modificazioni dalla legge 15 dicembre 2023, n. 191): il riparto tra le regioni del medesimo Fondo, effettuato con decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze 22 dicembre 2023, ha comportato per la Regione Puglia il
riconoscimento di un "contributo" statale pari a poco più di 6,4 milioni di euro annui. Nessun trasferimento è stato invece previsto per l'esercizio finanziario 2024, essendo stati da ultimo dichiarati improponibili gli emendamenti sul punto discussi in sede di Commissione Affari finanziari e presentati in sede di conversione del decreto 19 ottobre 2024, n. 155 (Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali)8
.
Tali risorse sono assolutamente insufficienti posto che la necessità di copertura finanziaria quantificata dai competenti uffici del Dipartimento Promozione della Salute per il pagamento dei suddetti indennizzi è pari a circa 22 milioni di euro annui.
E' evidente che, anche in relazione all'entità degli importi e alla natura della spesa, tali oneri non possono essere posti a carico del bilancio regionale autonomo, trattandosi di spesa obbligatoria, di natura corrente e a carattere continuativo in relazione alla quale spetta allo Stato, in base al vigente quadro normativo, prevedere, nell'ambito delle spese del proprio bilancio, l'istituzione dei necessari e congrui stanziamenti da ripartire alle Regioni, alle quali spetta esclusivamente provvedere, per il tramite delle ASL, al pagamento in favore degli assistiti aventi diritto. Si rappresenta peraltro che, ove si ritenesse che le Regioni debbano far fronte con proprie risorse al mancato trasferimento da parte dello Stato delle risorse dovute, ciò comporterebbe 8 Nello specifico, gli emendamenti discussi in sede di Commissione Affari finanziari e presentati in sede di conversione del decreto legge 19 ottobre 2024, n. 155 (Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali, articolo 9) prevedevano l'estensione del medesimo finanziamento anche "per l'esercizio 2024" ovvero "a decorrere dall'anno 2023" e sono visualizzabili al link https://www.senato.it/
6inevitabilmente la sottrazione delle medesime risorse rispetto all'esercizio di altre funzioni, propriamente regionali, alle quali gli stanziamenti del bilancio autonomo regionale sono destinati, con conseguente rischio di violazione di diritti di pari dignità. Come detto, la legge 30 dicembre 2024, con cui è stato approvato il bilancio dello Stato per il triennio 2025-2027, non ha previsto a carico dello Stato alcun contributo per il finanziamento della medesima funzione per gli esercizi finanziari 2025-2027, non prevedendosi il reintegro, neppure parziale, del richiamato Fondo: è evidente che il mancato trasferimento di tali importi, seppur parziali, aggrava ulteriormente le ben note criticità del disavanzo sanitario, rendendo concreto il rischio che tali indennizzi non possano più essere anticipati dalle ASL.
3. LA MATRICE SANITARIA DELLA SPESA
Un peculiare aspetto oggetto di discussione nell'ambito delle riunioni congiunte con il MEF e il Ministero della Salute nei Tavoli tecnici finalizzati alla verifica del piano di rientro dal disavanzo sanitario, attiene alla "natura" - e alla conseguente imputazione contabile - di tale spesa nei bilanci regionali. Invero, per il Ministero della Salute tale spesa non può essere "perimetrata" quale spesa sanitaria (con imputazione nella Missione 13 del bilancio regionale), dovendosene invece riconoscere una - non meglio precisata - natura "assistenziale", ovvero, come pure risultante da documenti del Ministero della Economia e delle Finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, dovendosi ravvisare la natura "previdenziale" (v. da ultimo "Il monitoraggio della spesa sanitaria. Rapporto n. 11", pubblicato nel mese di dicembre 2024 dal Ministero della Economia e delle Finanze, p. 80).
Al riguardo, nel verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Livelli essenziali di Assistenza del 1 agosto.
Pubblicato il 20 febbraio 2025